
Ho in mano la tua storia, la respiro e una paura mi assale di perdermi tra i meandri delle parole vomitate nella testa.
Le mie mani volano sulla tastiera, ma non sono io a scrivere, sei tu che hai preso possesso delle mie facoltà, che hai invaso le mie cellule e trasformato i filamenti del mio DNA in qualcosa di straordinario.
Sono plasmata a tua immagine e somiglianza dinanzi a questa pagina bianca, nulla che scriverò sarà la mia voce, ma eco dei tuoi passi che ritornano prepotenti dal passato dentro me.
La mia storia non esiste, esiste la tua.
La mia anima non esiste, esiste la tua, scartavetrata dal dolore.
La mia mente non esiste, esistono i tuoi pensieri che cercano luce.
Il mio cuore non esiste, esiste il tuo, in attesa di battere ancora domani.
La mia pancia non esiste, esiste la tua, che muove l’istinto e la paura.
I miei polmoni non esistono, esistono i tuoi, che hanno respirato polvere e aria di libertà.
I miei occhi non esistono, esistono i tuoi che hanno visto le stelle cadere e gli angeli rinascere.
Le mie orecchie non esistono, esistono le tue che hanno udito grida e canti di bambini.

Mi sono lasciata andare a un momento di riflessione, quando avevo terminato uno dei capitoli di un libro che sto scrivendo su commissione ed ho lasciato che le amozioni fluissero fuori di me.
E le condivido con te che mi leggi e magari pensi anche che senso abbia, per chi ama scrivere come me, creare testi per altri.
Può sembrare terribile a leggersi ciò che ho scritto e ti chiederai quale gloria può essere mai concepita per una ghostwriter.
Solo un compenso pattuito e un grazie, se il lavoro è andato a buon fine, poi nessuno saprà chi sono in libreria, a meno che non diventi il nuovo Moehringer, ma ne devo magiare di polvere perché possa assomigliare mai all’unghia del piede di un talento di tale levatura mondiale. Non scherziamo.
È solo un mestiere come tanti, si potrebbe pensare, si riceve un incarico e lo si porta a termine con professionalità e dedizione e nulla si potrà mai a pretendere, come è giusto che sia, secondo i termini di un contratto.
Però, con la scrittura la faccenda cambia aspetto, quando entrano in gioco le parole che devono dar vita a una storia, qualsiasi essa sia, non te la puoi cavare con l’abilità di saper scrivere bene e con effetti speciali.
Sì, la storia deve brillare: ascolti, studi le fonti, scrivi, rileggi, correggi perché nulla sia lasciato al caso e il lavoro sia presentato compiuto, quasi vicino alla perfezione.
Ma, in questo caso, la storia non è di chi la scrive e, perché possa brillare, deve avvenire una vera e propria “trasfigurazione anatomica” del ghostwriter. E non è una magia o un sortilegio, te lo assicuro, ma un dono speciale.
Mi sono resa conto di quale evento straordinario stesse accadendo nel mio corpo in quel preciso attimo in cui, scrivendo, ho rivissuto le stesse identiche emozioni di chi quella storia me l’ha raccontata, perché la scrivessi per gli altri.
O, per meglio dire, me l’ha trasferita perché la digerissi e la vomitassi sulla tastiera.
E come posso non amare alla follia questo mestiere?
Se ho sognato di scrivere libri, ancor più grande è il sogno di scrivere libri per chi non ha tra le mani il mestiere di scrittore, ma comunque ha una storia importante da trasmettere al di fuori di sé.
Non sono solo gli scrittori di talento ad avere il beneficio di raccontare perché lo sanno fare e bene, ma è compito del ghostwriter accogliere, nell’ascolto profondo, chi non ha voce letteraria per poter realizzare quel libro che, forse, potrebbe cambiargli la vita o la vita di chi lo leggerà.
Bella responsabilità!
Non è solo questione di responsabilità, ma è indispensabile senso etico e cura, perché ogni storia abbia la stessa dignità di essere condivisa con il mondo.
E davanti allo specchio introspettivo, l’immagine mi riporta un’altra fisionomia: in quell’arco di tempo, in cui scrivo dal primo all’ultimo capitolo, traspare una nuova identità e l’anatomia di una ghostwriter, quale io sono oggi, si plasma a nuova vita.
Ogni volta, quando apro il documento a cui sto lavorando, io entro in quell’universo parallelo e i miei occhi vedono un’esistenza trascorsa che riprende colore e forza attraverso la mia scrittura.
Ecco, l’unica cosa che davvero mi appartiene è la scrittura, un potere che va rispettato, perché dietro ogni parola c’è il respiro di un’esistenza vissuta.
Se dovessi un giorno aver bisogno di me, posso solo dirti che sarà un privilegio prendere tra le mani la tua storia e, per quanto tu possa onorare il mio lavoro, non c’è prezzo che possa mai ripagare il valore dei passi che ti hanno condotto fino a qui, oggi.
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