
Quando un viaggio ti cambia lo sguardo interiore e la prospettiva sul mondo

Sono qui davanti al mare, mi lascio andare a risonanze lontane, la voce delle onde somiglia molto alle turbolenze interne della mia anima, quando senti il bisogno di rallentare e riflettere.
È bello andare “controvento”, perché mi schiaffeggi la faccia, mi risvegli dal mio torpore, da quella stanchezza interiore che mi stava allontanando da me stessa.
Insomma, credo capiti a chiunque quel momento prepotente in cui avverti la voglia di dire “Basta!”, quando le traversie della vita quotidiana ti risucchiano le forze e sembra che l’esistenza ti sfugga dalle mani.
Ma non deve essere così, il futuro ci appartiene, siamo noi i protagonisti della nostra storia e per scriverla, ricominciando nella verità di chi siamo, non resta che partire.
Il viaggio diventa un’esplorazione fisica, ma ancor più una ricerca interiore, un percorso che ci scaraventa fuori dalla nostra zona di comfort per riconoscere noi stessi nell’altro.
Partire è prendere le distanze da quell’apatia quando ogni giorno sembra uguale all’altro e nulla stupisce più, partire è incontrare persone, le loro storie, territori mai visti, su cui sono impressi i passaggi di vite lontane e ormai trapassate.
Sotto molti aspetti ci somigliamo un po’ tutti, nella continua frenesia di evolverci, di essere migliori di come eravamo ieri, ma non è facile essere protagonisti attivi della nostra vita, fa paura il viaggio più importante a cui siamo chiamati, se vogliamo davvero cambiare: il viaggio dentro ombre e inquietudini inespresse dell’anima, per guardare in faccia il lato oscuro di noi stessi perché è lì che ci giochiamo l’esistenza, quando dobbiamo lasciar andare chi siamo stati e far pace per sempre con i fantasmi del passato.
Viaggiare quindi ci aiuta a conoscere chi siamo, a prendere le distanze da un vivere frenetico e stressante in cui dimentichiamo spesso di ascoltare la nostra voce interiore, ma significa anche arricchire le nostre conoscenze e aprire lo sguardo verso nuove consapevolezze.
Preparare i bagagli e andar via è di certo un piacere, vuol dire riposo, leggerezza, sorridere senza preoccuparsi del domani che viene, almeno per un po’ di tempo possiamo godere lontani dalle ansie quotidiane.
E la natura, con le sue leggi universali, viene sempre in nostro soccorso, ci educa a cambiare ritmo, a respirare profondo: fragranze, profumi speziati ti attraversano le narici e risvegliano memorie dimenticate, quando da piccoli tutto sembrava perfetto e avventuroso.
Il cuore così trova pace, si rilassa, si ricongiunge al battito della terra e al fragore del mare.
E allora perché non raccontarlo questo viaggio, non lasciarne una traccia per domani e per chi sarà dopo di noi?
Il diario di viaggio, “luogo” di memorie itineranti

Raccontare un viaggio è innanzitutto la narrazione di un luogo, offrire una luce nuova ai luoghi che abbiamo esplorato, collegare dettagli, storie, tradizioni per suscitare un senso di appartenenza che rischia di essere perduto per sempre.
In definitiva significa valorizzare il territorio e le persone che ci accolgono come fossimo parte integrante della loro comunità.
Non conta tanto la destinazione, quanto il viaggio stesso, le tappe da definire strada facendo, lasciandoci guidare dall’istinto, dalla curiosità di conoscere qualcosa di mai visto o sperimentato che risveglia la nostra attenzione.
E allora l’itinerario cambia direzione, forse ci viene voglia di fermarci in un luogo per riposare la mente e le membra, o per esserne parte viva insieme ai suoi abitanti, oppure siamo richiamati ad andare oltre, a scavare tra le storie antiche che la gente racconta la sera per stupire, per non essere mai dimenticati.
Basta un quaderno e una penna per scrivere un diario di viaggio, cari compagni di avventura con cui annotare incontri, scoperte, emozioni, immagini e colori che possano, ancor più delle parole, raccontare le meraviglie incrociate con lo sguardo, sempre più curioso a cogliere ogni sfumatura durante il passaggio.
Ma perché è così importante scrivere un diario di viaggio?

Innanzitutto, ci aiuta a ricordare nel tempo l’esperienza vissuta, i motivi che hanno condotto a scegliere quel luogo particolare e cosa abbiamo portato a casa come bagaglio interiore: dopo ogni viaggio non saremo mai più gli stessi, forse non ce ne rendiamo conto, ma qualcosa cambia e il diario ci servirà, dopo molto tempo, a riflettere su quanto abbiamo scoperto di quel territorio, delle persone conosciute e di noi stessi.
Dovrebbe essere l’unica legge obbligatoria del viaggiare: tornare diversi da come eravamo partiti.
Come si scrive un diario di viaggio?

Non esistono regole decodificate, secondo me, ma qualche suggerimento lo voglio dare per chi non dovesse sentirsi pronto ad intraprendere questo percorso con la scrittura.
- Di certo il diario di viaggio lo si scrive in prima persona perché il protagonista sei tu, il viaggiatore che si mette in cammino, lontano dalla vita di tutti i giorni, scrivi per coinvolgere il lettore, per renderlo parte del tuo percorso, come se fosse stato lì con te.
- Ritagliati poi un momento della giornata in cui annotare quanto stai vivendo, cercando un equilibrio tra emozioni e informazioni di viaggio, dando maggiore risalto a quegli aneddoti unici e spassosi, incontri di persone che non si possono dimenticare, una volta tornati a casa, o esperienze che ti hanno colpito, strappato una risata, lasciato una lacrima invisibile nell’anima.
- E non seguire uno schema narrativo preciso, sarà la mappa stessa del viaggio a suggerire i paragrafi di questa storia e le testimonianze, tra fotografie e dialoghi, fisseranno un ritmo, una voce, una memoria tra le pieghe della mente.
- Infine, sii sempre grato per l’esperienza vissuta, grato per chi ti ha accolto, per la ricchezza che sempre ti porterai dentro perché ti ha riconnesso con la parte più profonda di te stesso, con la parte di te che cercava una strada da percorrere e l’ha un giorno trovata.

Non resta che partire, bagaglio leggero e tanta voglia di scrivere una nuova storia fatta di esperienze e conoscenze, ma ancor più di stupore per la vita.
Lascia un commento