QUANDO UNA MINIGONNA CAMBIÒ LA VITA DELLE DONNE

Mary Quant ci ha lasciati, un viaggio di 93 anni vissuto nella libertà interiore di sentirsi una donna fuori dagli schemi: non ha atteso che eventi esterni cambiassero la storia per emanciparsi, ma ha desiderato lei stessa, con scelte coraggiose, opporre alla storia del suo tempo un segnale forte di innovazione.
Non voglio ricordarla con panegirici biografici che tutti conosciamo bene, sono scritti ovunque e non ha senso ripetersi, vorrei invece riflettere su altro: per quello che vedo oggi nella realtà intorno a me, credo che dovranno inventare altre mode per silenziare ciò che si sussurra nell’era globale dei social network, un’era che apre orizzonti nuovi, ma che è ancora chiuso alla vera emancipazione femminile, se consideriamo la nostra società non ancora del tutto ripulita da retaggi patriarcali.
Anzi, a volte, ho la sensazione che stiamo involvendo, se ci soffermiamo su fatti di cronaca recenti o su politiche sociali che tenderebbero a delegittimare quanto finora conquistato, dopo anni di lotte femministe.
Non è una minigonna a renderci libere, ma fu una minigonna a cambiare, sotto molti aspetti, la vita di noi donne: eppure, dopo più di settant’anni, c’è chi vede in un capo di abbigliamento così libero e spudorato un mezzo di istigazione alla molestia, come se non si avesse il diritto di decidere per noi stesse ciò che sia giusto indossare o di scegliere come vivere la nostra vita, senza sentirci addosso il giudizio della gente.
Mary Quant non si lasciò fuorviare dalle critiche del suo tempo, la stessa Coco Chanel, che molto prima portò nella moda una visione nuova e controcorrente, non accolse con entusiasmo la minigonna: ciò che la indusse a rischiare e a diventare una stilista di rottura, contro la cultura tradizionalista del suo tempo, fu la consapevolezza che quel vento di emancipazione sociale della donna era già respirato dalle sue contemporanee.
Fu lei stessa a dirlo, in risposta a una controversia con lo stilista francese André Courrèges che riteneva di essere lui ad aver inventato la minigonna:
“Non siamo stati né io e né lui a inventarla, ma le ragazze in giro per la strada. Sono loro ad aver dato potere a questo capo”.

Ecco perché, forse, scelse una giovane diciassettenne, allora una semplice parrucchiera, come modella per lanciare la sua innovativa linea di abbigliamento che avrebbe rivoluzionato il modo di pensare la vita delle donne: fu Leslie Hornby, più nota con il nome di Twiggy, a diventare l’immagine simbolo della nuova donna degli anni ’60, una ragazza sbarazzina e semplice, lontana dagli stereotipi di donna ammiccante e sensuale, ma perfetta rappresentazione di un cambiamento radicale dei costumi.
In sintesi, Mary Quant vide in lei tutte le ragazze del suo tempo, ovvero quell’energia di trasformazione che si respirava tra le strade di Londra.
E allora desidero onorare la sua morte così, con una fantasia: mi sembra di sentire la voce immaginaria di Mary che arriva dall’alto, oltre i confini della vita terrena e voglio pensare che parli ancora alle ragazze di ogni tempo e luogo con parole libere e cariche di amore:
Ti ho vista ragazza mia

Ti ho vista ragazza mia tra le strade di Londra, la tua leggiadria mi ha estasiata, quella leggerezza che rompe con le regole del passato perché vuoi essere diversa dal mondo che ti circonda.
E lo capisco sai, vuoi distinguerti per l’anima che ti respira dentro e poter dire chi sei, oltre quei ruoli prestabiliti sin dalla nascita per te.
La Minigonna l’ho già disegnata da tanto tempo e me l’hai suggerita tu, ragazza mia, figlia del mio tempo, ho solo accolto il tuo grido di libertà per spezzare le catene delle convenzioni sociali.
E vai ora, corri e salta in alto oltre i palazzi asfissianti del potere maschilista: mostra la bellezza della tua anima, le tue gambe sono libere di andare dove ti porta il cuore e, solo se vorrai, sarai una madre più consapevole per i tuoi figli, perché ti vedranno sorridere per la donna che sei.
Il mondo ti ha disegnata in un modo, io ho tagliato pezzi di stoffa perché fossi tu a disegnare la donna che vuoi essere, ballando libera tra la gente, senza più il pudore arrogante che ti giudica ogni volta che ti guardavi allo specchio, nuda della tua fragilità, quella paura di non essere mai abbastanza per te stessa.
La minigonna è solo una bandiera convenzionale che rompe gli schemi tra ieri e domani, ma oggi la forza sei tu, non lasciartela scappare l’occasione di mostrare la verità di te, non più nascosta sotto metri di indecente vergogna: è ciò che lo sguardo non poteva vedere, ma che esiste da sempre ed è la bellezza della tua anima, ragazza mia!

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