LE MAPPE MENTALI E CONCETTUALI COME STRUMENTO DI SCRITTURA

Ancora oggi, come in passato, quando andavo a scuola e dovevo comporre un tema in classe, provo lo stesso sgomento e disorientamento davanti al foglio bianco.

Era affascinante e spaventoso, allo stesso tempo, la sensazione di libertà che il foglio bianco suscitava in me, era come se già al suo interno fosse nascosto in segreto il mio pensiero: mi sentivo alla stregua di uno scultore, quando deve plasmare la materia informe di un marmo, la sente respirare e solo l’atto creativo può produrre la magia di un capolavoro.

Da ragazza, la traccia del tema significava per me un viaggio nella mia testa: impostavo la partenza, poi lo svolgimento, l’itinerario più bello per la professoressa che lo avrebbe corretto, ma che piacesse anche a me e, infine, dovevo trovare la giusta stazione d’arrivo, il finale adatto a quella storia.

Da allora, due domande mi risuonano di continuo nella testa:

Cosa scrivo?

Come lo scrivo?

E di più, nella mia professione di ghostwriter, se devo impostare un lavoro, mi chiedo come possa essere funzionale la mia scrittura al progetto che mi viene richiesto di realizzare, perché la storia non è dentro di me, ma devo essere la voce letteraria di chi si è affidato alla mia professionalità: quel pensiero deve diventare mio, lo devo riprodurre sul foglio bianco con la stessa cura di quando scrivo per un mio personale e libero atto creativo.

Poi, un giorno, durante una delle lezioni al corso per Editor e Ghostwriter, scopro uno strumento fantastico, le mappe, che sono di due tipologie: mentali e le concettuali.

Le prime sono una rappresentazione grafica del nostro pensiero e la fantasia, tra immagini e colori, ci aiuta a visualizzare l’organizzazione di quello che abbiamo in mente nella definizione di un progetto; mentre le mappe concettuali è un’associazione di parole chiave, collegate attraverso delle linee, per meglio approfondire e orientarsi tra concetti e significati delle parole, utili nella stesura di un lavoro di scrittura.

Grazie a questo strumento il foglio bianco non spaventa più, le parole scaturiscono secondo un ordine e una direzione precisa, addirittura sondano in profondità le idee che da sole sarebbero rimaste segrete: una parola richiama un’altra, come la costruzione di un puzzle, ogni frammento di pensiero si collega a quello giusto perché il progetto possa prendere la fisionomia definitiva.

Tutto questo mi seduce, non sento più quella forza respingente, quella lotta mentale con il foglio bianco che conteneva in sé il mio pensare, ma soffrivo nello sforzo di raggiungerlo: le mappe, nella loro meravigliosa versatilità in forme e diagrammi, colori e direzioni, mi conducono all’interno della mia mente, il tesoro è lì, dentro di me, basta scavare nel punto giusto e, se ho la mappatura chiara, il gioco diventa più leggero.

L’immagine dello scrittore che accartoccia montagne di fogli bianchi perché è bloccato nell’atto di costruire la trama del suo romanzo è da dimenticare: oggi puoi riconciliarti con la scrittura, quando la strada si fa intricata e, una volta che hai organizzato la mappa mentale o concettuale del tuo lavoro, puoi iniziare a scrivere.

Ma cosa, in realtà, noi organizziamo con le mappe, quando si è uno scrittore, un giornalista, un copywriter o un ghostwriter che scrive per gli altri?

Tante cose, a cominciare dalla struttura del testo, definendo capitoli, paragrafi, fino all’analisi delle fonti, a rimettere in ordine i dati raccolti secondo una sequenza precisa e per meglio selezionare cosa in effetti è utile a ciò che dobbiamo scrivere.

Non solo, le mappe ci aiutano nella condivisione di informazioni, quando lavoriamo in un team o dobbiamo comunicare con il cliente, perché sono facili da comprendere a colpo d’occhio e capire dove poter intervenire durante la fase di elaborazione del testo: se quando scrivi, a un certo punto non sei convinto che la storia funzioni, la mappa è lo strumento giusto per riconsiderare la strategia di lavoro, senza perdere la direzione intrapresa.

Infine, non dimentichiamo che, qualsiasi sia il professionista della scrittura, c’è sempre un lettore che leggerà quanto prodotto.

Forse lo scrittore di romanzi non subito ha in mente il lettore ideale, scrive preso dal fuoco della creatività, da ciò che gli respira dentro, c’è lui nascosto in quella storia, tra i meandri della trama e i pensieri dei personaggi, ma conoscere a chi scriviamo è importante nella definizione del linguaggio e dello stile: le mappe concettuali e mentali possono meglio definire il “modello di lettore”, quale sia il suo genere preferito, il livello di conoscenze, tutto ciò che aiuti a capire quali termini poter usare e cosa è possibile condividere con lui.

Ma chi ha inventato le mappe mentali?

Furono ideate negli anni Settanta dallo psicologo inglese Tony Buzan e le ha concepite partendo da un “centro”, ovvero l’argomento principale, da cui si dipartono, in linea verticale od orizzontale, i diversi concetti e sotto-concetti: in pratica, il risultato finale, in questo insieme di frecce, colori, immagini, parole chiave, è il ragionamento, ovvero, l’incontro tra la parte logica ed analitica del nostro lobo sinistro del cervello e la parte creativa e intuitiva del lobo destro.

Non è meraviglioso? Creatività e logica collaborano, da un concetto iniziale, altri particolari, decine di particolari vanno a stimolare la fantasia per produrre nuove idee.

Ti invito a utilizzare le mappe, ti accorgerai come, alla fine, potranno essere uno strumento ideale anche per scavare dentro noi stessi, quando ci approcciamo alla scrittura consapevole e terapeutica.

Avrai così in mano la mappatura delle tue emozioni, un percorso per orientarti nel mondo interiore che non sempre è a ben chiaro alla nostra coscienza e, quando dai un nome al tuo sentire profondo e una direzione, la tua scrittura diventerà più autentica, aperta alla verità di te stesso e alla tua identità.

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