LILIBET, REGINA FINO ALL’ULTIMO RESPIRO

Lilibet sei stata parte della mia vita.

Le tue trasformazioni sono lo specchio attraverso cui guardo me stessa.

Quando ero bambina tu impersonavi la favola, il sogno di una giovane donna, tanto somigliante alla mia mamma, che un giorno è diventata Regina di un popolo lontano, vestita di broccato e pietre preziose.

Nella mia collezione di francobolli, quelli più belli e preziosi erano i tuoi perché rappresentavano l’unica donna Regina tra tanti personaggi di uomini illustri della storia e pensavo, nella mia ingenua mente infantile, che se un giorno sarei diventata importante anche io avrei avuto come te la mia faccia su un francobollo.

Quando poi sono cresciuta ed ho sviluppato un migliore senso critico, sia nei confronti dell’autorità materna, sia nei confronti di una Regina, provavo un senso di irritazione dinanzi alla tradizione e alle sue restrizioni che tu Lilibet incarnavi alla perfezione, tarpando le ali a una giovane donna come io ero, desiderosa di volare oltre le barriere del pregiudizio.

Responsabilità, onore, servire erano parole che mi erano state insegnate e imposte, seppur non fossi Regina, parole che ho amato e odiato, sopraffatta dal desiderio di sentirmi libera della donna che sognavo essere.

E desiderare di essere Regina come te Lilibet non era più una favola, ma la perdizione, lontano dalla libertà di essere felici.

Oggi Lilibet non sei più tra noi, eppure avverto un vuoto, la mancanza di un riferimento a cui mi sono sempre ribellata, perché lontana dai miei ideali di donna contemporanea: lo riconosco, eri una donna perfetta nel tuo ruolo a cui sei stata preparata sin da bambina, a dispetto della mia imperfezione.

La perfezione però è il paravento dietro cui si nasconde l’ombra fragile di una donna come noi, non credi Lilibet?

Hai girato il mondo, incontrato capi di stato, reali al tuo pari, scienziati, attori, letterati, ma quante controversie e contraddizioni hai dovuto sopportare dinanzi a un mondo in continua evoluzione, un mondo che ti imponeva il cambiamento e di prendere le distanze da una sempre più anacronistica tradizione?

Tante, forse troppe per te, Lilibet.

Le risposte di una Regina ai problemi familiari, fedele alla Ragione di Stato, non sempre corrispondono alle risposte di una donna che segue le strade del cuore, questo lo posso comprendere.

Mentre il mondo ti ha criticata in molte situazioni, sopratutto per il tuo atteggiamento rigido e conflittuale nei confronti di Margaret, ad esempio, o di Diana Spencer, io mi sono chiesta da donna contemporanea, quanta lotta in te stessa hai dovuto affrontare Lilibet.

Una Corona ha il suo peso e ti impone protocolli e regole scritte da secoli di storia che non è facile ribaltare in nome della democrazia e del giusto mezzo.

E chissà quante volte hai pianto Lilibet, di nascosto, mentre accarezzavi i tuoi amati cani nella solitudine di palazzo, perché una Regina non piange nemmeno dinanzi ai figli, ai nipoti, progenie che non sempre sei riuscita a proteggere come una mamma e una nonna avrebbe desiderato.

Dalla sovranità di un trono hai dovuto sostenere, con severa indulgenza o impassibile durezza, le cadute e le intemperanze di chi hai amato e devo essere sincera, ti ho invidiata e ammirata nella tua regale compostezza dinanzi alle crisi familiari perché una Regina ha innanzitutto la priorità di servire il suo popolo e di gestire ben altre crisi a cui il Parlamento ogni giorno ti richiamava all’ascolto.

Se penso a me stessa, invece, io sono crollata per molto meno: giustizia e onore mi hanno piegata, amore filiale mi hanno sostenuta per non morire.

Regina per settant’anni di Regno, fino all’ultimo respiro, nascosta tra le mura antiche della tua amata Scozia, eppure la storia della tua vita mi rimanda indietro le immagini di una donna che ha spesso lottato controcorrente, non lo avrei mai pensato, se ragiono sul fatto che le vestigia di un ruolo ti imponevano di indossare ben altre vesti.

Le tue passioni hanno attraversato le stanze della reggia come un fiume soave che non tracima gli argini, ma rinfresca la valle.

Eri ancora una ragazza e hai scelto di sfidare le convenzioni, di combattere al pari di un uomo una Guerra insana e malvagia, hai scelto di essere come altre donne reali non sono mai state e questo solo per amore di giustizia.

Come avrei voluto esserci con te a imparare i segreti di un motore, quando da giovane principessa hai voluto servire il tuo paese in guerra indossando la divisa da meccanico e autista, con il cipiglio fiero che nulla ha da invidiare alla fortezza di un uomo, magari ti sei anche divertita insieme alle donne tue compagne che hanno contribuito con te a cambiare la storia: intraprendenza e femminismo hanno indossato la Corona grazie a te, Lilibet.

Io, a differenza di te, non sono mai andata molto d’accordo con le automobili, ho sempre detestato ruote e motori e se ti immagino armeggiare con bulloni e chiavi inglesi o correre per le strade padrona del volante, provo il rimpianto di non averci provato fino in fondo, che avrei dovuto crederci di più in me stessa e forse sarei stata più libera.

Ma ognuno ha un destino segnato nel sangue, il mio è di scrivere e la mano corre veloce sulla tastiera, come i cavalli rombanti della tua Range Rover e insieme sorvoliamo oltre le nuvole, libere di aver scritto la storia che più ci rappresenta.

Ogni donna è Regina se non si lascia piegare dalle circostanze avverse e tu, Lilibet, ce lo hai insegnato alla perfezione come si comporta una sovrana nel proprio regno.

Forse verremo contrastate, odiate, criticate, ma quando noi donne afferriamo lo scettro della nostra vita a dispetto delle circostanze avverse, non avremo mai più paura di danzare.

E tu hai danzato Lilibet, hai ricacciato indietro le lacrime e hai danzato da ragazza tra la folla dopo la liberazione, dopo la paura, con il tuo amato Filippo nonostante il dolore, persino con un presidente africano contro ogni logica e sfidando il pericolo.

In fondo lo hai detto tu stessa che nemmeno una sovrana deve prendersi troppo sul serio, seppure ti abbiano insegnato che una Regina non abbassa mai lo sguardo, ma tu lo hai fatto dinanzi alla morte di Diana e questo ti ha reso più grande perché la Corona non cade dinanzi ai propri errori, ma resta ben salda sulla testa se accogli il dolore.

E infine eri sola quel giorno, quando dicesti addio al tuo Filippo, cara Lilibet, l’ultima strenua resistenza per non deludere il tuo popolo, ma l’abbraccio forte della gente intorno a te lo avrai sentito anche tu e ti avrebbero perdonata se avessi pianto come solo una moglie sa piangere per amore.

Regina fino alla fine, fino all’ultimo respiro.

Regina come nessuna donna potrà mai essere dopo di te, Lilibet.

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